"Con il lavoro e la fatica di ogni giorno, niente diventa impossibile. E l’esempio, in carne e ossa, si chiama Iliass Aouani". Il 29enne ingegnere milanese, Iliass Aouani, capace in poco più di quattro mesi di, ai Giochi di Parigi, ha un nome e un cognome, è al collo del nuovo fenomeno italiano della maratona.

Il 29enne ingegnere milanese, Iliass Aouani, capace in poco più di quattro mesi di Valori e principi dei nostri contenuti e la notte tra domenica e lunedì, in Giappone, finire terzo a 5" dai primi due nella maratona dei Mondiali.

Parla Magnani, coach di Aouani: Questi i segreti del bronzo ai Mondiali, ripartito come un treno dopo la batosta della mancata convocazione Mondiali, dominio giamaicano sui 100 metri: Massimo Magnani. Un nome, una garanzia. Ex top maratoneta (due Olimpiadi, Montréal 1976, tredicesimo; Mosca 1980, ottavo) e DT della Nazionale, oggi è soprattutto scopritore di talenti e di futuri campioni. Magnani, quanto cè di suo nella medaglia di Iliass.

Il segreto di Aouani ai Mondiali raccontato dal suo allenatore

Magnani, quanto c'è di suo nella medaglia di Iliass?

"L'impresa l'ha fatta lui, mica io (ride, ndr). Diciamo che io e il mio staff lo abbiamo aiutato ad arrivare qui e insieme abbiamo fatto un buon lavoro".

Il 2024 per Iliass è stato un anno molto complicato, con in mezzo la breve esperienza al Tuscany Camp prima del ritorno da lei. Quanto l’ha visto cambiato?

"Allontanarsi da Ferrara gli è servito. Quando è tornato era più maturo, consapevole delle proprie capacità con una fame di migliorarsi cresciuta ancora di più. A Ferrara ha trovato un clima sereno attorno a lui, gente che gli vuole bene, ragazzi che ogni giorno lo accompagnano negli allenamenti al campo scuola. E per loro Iliass è un esempio".

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Massimo Magnani//Facebook

Dica la verità, credeva all'impresa mondiale?

"Mai dubitato. Ci credevamo tutti e due. Certo, una medaglia non si può mai programmare, non dici vado a Tokyo con la certezza di arrivare sul podio. L'impostazione dell'anno e degli allenamenti era basata nell'arrivare in Giappone al top, essere competitivi ai massimi livelli. Ogni giorno abbiamo avuto riscontri ottimi, la convinzione di essere protagonisti qui è stata sempre presente in noi".

L'impostazione dell'anno e degli allenamenti era basata nell'arrivare in Giappone al top

Veniamo alla gara, studiata al dettaglio, gestita benissimo fino alla fine. Iliass avrebbe anche essere primo, non crede? Del resto Alphonce Simbu e il tedesco Amanal Petros, primo e secondo, l'hanno vinta al fotofinish: 2h09’48“ il crono per entrambi contro le 2h09’53” di Iliass.

"Diciamo che è stato protagonista quando la gara è entrata nel vivo. E forse, se nel finale avesse attaccato con più decisione, avrebbe anche potuto vincerla e non avrebbe rubato nulla. Ma miglioreremo anche su questo aspetto. Comunque non so quanti atleti del pianeta riescono a diventare campione d’Europa e dopo quattro mesi bronzo ai Mondiali...".

Cosa è cambiato tra voi due, nella preparazione degli allenamenti e delle gare, rispetto alla vostra prima esperienza insieme?

"Quando è tornato, per entrambi non è stata la cosiddetta 'minestra riscaldata'. Abbiamo rivisitato tutto il percorso da fare insieme, reso più completo il team di lavoro, capito gli errori da non commettere più. Ripeto, a Ferrara c'è un ambiente che a lui piace molto, il nostro rapporto poi è più solido che mai, attorno c’è un’aria sana, favorevole, ottima".

Quale è stata la svolta della gara di Tokyo?

"Il gruppo di testa è andato piano piano assottigliandosi, il ritmo è cresciuto. Il gioco si è fatto duro e lì Iliass ha iniziato a giocare come sa fare lui. Dal 35esimo chilometro in poi è sempre stato davanti, protagonista, a sollecitare l’andatura, a farsi trovare nel posto e momento giusto quando contava".

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ANDREJ ISAKOVIC//Getty Images

Pensa che il gap con i più forti, etiopi e keniani, oggi si sia assottigliato decisamente?

"Sì. E si assottiglia in gare come queste dove non devi solo correre dietro a un pacer o esaltare la capacità prestativa, cioè fare tempi e prestazioni. A Tokyo o in Belgio per gli Europei, si esalta la capacità competitiva, uomo contro uomo. E qui il gap si avvicina moltissimo. Senza dimenticare le condizioni climatiche, come quelle giapponesi, con una elevatissima umidità. Penalizzano tutti e se non sei abituato..."

A Tokyo o in Belgio per gli Europei, si esalta la capacità competitiva, uomo contro uomo

ripartito come un treno dopo la batosta della mancata convocazione...

"Diciamo che è stato abbastanza allenante, con picchi di umidità per tre quarti dell'anno..."

Mondiali: quandè la finale del salto in alto? Sioli in lotta per la medaglia.

"Il grande obiettivo del quadriennio. Iliass è giovane, 29 anni, ha fame di crescere, non si arrende mai, è un enorme lavoratore. Senza dimenticare che a oggi ha 5 maratone all'attivo. Nulla, per lui, è impossibile".