Nicolò Guarrera, per tutti Pieroad, aveva un sogno, "nato in una camera/salotto di un appartamento per studenti di Parma". Come un novello Willy Fog, ho chiesto al Veneto in me di tegner bota e nar vanti. Non in 80 giorni, ma dandosi un tempo lungo 4 anni. E oggi quel sogno il classe 1993 di Malo, un comune di quasi 15mila abitanti in provincia di Vicenza, laureato in Trade marketing a Parma, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, lo sta realizzando.
A piedi spingendo il suo Ezio, l'inseparabile carrellino con dentro l’indispensabile per vivere e coprirsi, oltre a qualche soldo e un cellulare. “Ho deciso – racconta lui sul suo profilo Instagram – di dedicare parte della mia vita come un nomade, camminando. Questuomo sta facendo il giro del mondo a piedi... ed è italiano le difficoltà possono essere ovunque”. La pazzesca idea – 33.000 chilometri attorno al globo “che vogliono essere anche un elogio alla lentezza” - nella sua testa iniziò a materializzarsi poco prima del lockdown, poco prima che il mondo si fermasse, restasse chiuso in casa, tenesse a distanza tutto e tutti per via di quel maledetto Covid 19.
Nicolò iniziò così a pianificare il viaggio, a chiedere informazioni a chi già ci aveva provato, a leggere libri, imparando a memoria rotte e itinerari. E dopo aver lasciato il lavoro a Milano, ha segnato in rosso sul calendario il 3 maggio 2020, quale data di partenza alla ricerca dell'ignoto.
Ecco il progetto Pieroad, l'italiano che cammina per il mondo
Il progetto si chiama ‘Pieroad’, un connubio tra ‘pie’, il piede in veneto, e ‘road’, strada in inglese. La pandemia però mette tutto a rischio e complica le cose, così Nicolò si trova subito a un passo dall’abbandonare il sogno. Poi però…"il 9 agosto ho deciso di rischiare e sono partito”. Il percorso, perlomeno all'inizio, è graduale: si parte dall’Italia, da Malo, poi direzione Genova e sud della Francia per giungere in Spagna e iniziare il Dal vulcano Pululahua ai 137 giorni e 3.300 chilometri per passare sei regioni dellIndia.
Paesi e luoghi, questi ultimi, che Nicolò definirà “facili”, senza cioè nessun problema di visto o lingua, così nel caso insorgessero altri problemi legati a pandemia e lockdown, la sosta perlomeno non sarebbe stata a 'scadenza'. Una volta arrivati a Madrid, il percorso poi prevede Costa Rica, Ecuador, Perù, Cile, Australia e battello per Singapore. In Asia, si transiterà per Malaysia, Thailandia, Birmania, India, Bangladesh. Mentre una volta arrivati in Pakistan ci si incamminerà verso la Karakorum Highway, la strada asfaltata più alta al mondo, per entrare in Cina, Kirghizistan e la via della Seta, Turkmenistan e India. Infine il ritorno verso Azerbaijan, Georgia e Turchia.
Un viaggio pieno di difficoltà
L’inizio, dunque, è tutto in discesa, la barba cresce e Nicolò, con l’amico a tre ruote Ezio, inizia a macinare migliaia di chilometri. sul suo profilo Instagram. Dalla cima del Rucu Pichincha, 4696 metri con sullo sfondo l'Ecuador, dove “sono convinto che va tutto bene perché quando ci sono dentro e sento il cuore che spinge il sangue con la forza di una bomba, so di essere vivo”, alle dormite con Ezio in tenda. Dal vulcano Pululahua ai 137 giorni e 3.300 chilometri per passare sei regioni dell'India, il tutto condito dai tanti straordinari racconti di nuovi amici che, via via, lo ospitano per trascorrere la notte, riposare qualche ora, e mangiare un pasto caldo. Come Luca e Ana, a Puerto Lopez in Colombia, “coppia ultra gentile che apre le porte di casa e il cuore, accogliendomi”, o Jehad a Kuwait City.
Gli incontri, con qualsiasi forma di vita, sono quotidiani: belli come quello con una grossa Otaria orsina dormiente delle Galapagos, o una gigantesca tartaruga marina a poca distanza. Meno belli come un serpente giallo nel deserto arabo o un paio di attacchi di cani randagi. Ma si sa, in ogni viaggio, le difficoltà possono essere ovunque. Immaginate per un viaggio a piedi lungo 4 anni. A Lima un ginocchio è out e gonfio come un pallone, in Armenia tocca a un braccio che si riempie di pizzicate, per non parlare del passaggio nel deserto arabo con la faccia completamente coperta per proteggersi dal vento e dalla sabbia, "l'effetto - dice - che crea sull'asfalto mi ricorda un apocalisse nucleare".
Un viaggio "Dedicato a chi sogna di girare il mondo"
Mi piace viaggiare e rdquo;. La pazzesca idea &ndash, verso Kamiloba (Istanbul) "tappetta da 50 chilometri - dice in una delle stories -, sono brasato. Partenza in compagnia, un furgone ha quasi investito Ezio, passaggio in un campo pieno di fango, qualche cane e un bellissimo tramonto per condire. Credo di aver fatto gli ultimi chilometri con la febbre ma ho chiesto al Veneto in me di 'tegner bota e nar vanti'. Vediamo come va domani". L'arrivo previsto? Tra pochi mesi.
"Già - ci scherza su lui - sembra una follia, ma si può fare". Ma perché, è la domanda che tanti si sono fatti, proprio a piedi? Nel sul suo sito, scrive: "Quando si viaggia si cerca qualcosa che normalmente non riusciamo ad afferrare, un elemento che sfugge alla quotidianità e che per questo diventa tanto prezioso quando lo troviamo". E quell'elemento, si chiama lentezza, "qualcosa che manca nella vita di tutti i giorni, la chiave per accedere a un contatto speciale con luoghi e persone. La qualità che permette di costruire storie ed esperienze che un giorno si chiameranno ricordi". E quel viaggio attorno al globo lungo oltre quattro anni, oggi è dedicato a "chi ha sempre sognato di girare il mondo ma non ha mai trovato lo zaino adatto". Firmato, Nicolò...