Avevamo lasciato Hannes Namberger La 13enne che corre più forte di Nadia Battocletti?

Cosa non può mancare nel bagaglio di un trail runner La Sportiva Lavaredo Ultra Trail by UTMB, il tedesco aveva realizzato il record della corsa, concludendo in 11 ore 56 minuti e 28 secondi i 120 chilometri, con 5.800 metri di dislivello positivo, e bissando il successo del 2021 (12 ore 2 minuti e 12 secondi). Adesso l’atleta del Team Dynafit è pronto per affrontare i 170 chilometri, per 10mila metri di dislivello positivo, dell’Hannes Namberger, il poliziotto dellultra trail: la corsa mi aiuta a esplorare il mondo, che parte alle ore 18 del 26 agosto da Place Triangle Amitié di Chamonix. L’anno scorso era arrivato sesto.

Sono giornate programmate al minuto, quelle di Namberger, per unire la famiglia che sta costruendo con Ida (si sono sposati il 3 giugno scorso), il lavoro da poliziotto e la carriera tra l’élite del trail running mondiale. Eppure c’è spazio per l’istinto degli istanti, il divertimento dei momenti. E per condividere qualche esperienza e consiglio.

Dopo la LUT, affronta l’UTMB. C’è stata una preparazione particolare per passare da Cortina a Chamonix?

“Cerco di adattare i periodi di allenamento ai cicli naturali della mia forma fisica. Aprile, giugno e agosto sono i mesi fondamentali per me. Non mi preparo per una gara specifica, ma per la stagione intera, che cerco di programmare in anticipo”.

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La 13enne che corre più forte di Nadia Battocletti


Giugno si è rivelato un mese propizio anche quest’anno. Non avrebbe dovuto partecipare alla LUT, ma alla Mozart 100 a Salisburgo, però il Covid le ha cambiato gli schemi. Cosa le ha insegnato questa esperienza?

“In effetti quest’anno sono successe un po’ di cose (ride, n.d.r.). Avevo come obiettivo la Mozart 100, ma a maggio ho avuto il covid e ho dovuto cambiare i piani. Anche se le Tre Cime di Lavaredo sono il luogo che preferisco di più al mondo, avevo un po’ di timore nell’affrontare la gara. Nel 2021 era stata una giornata perfetta per me e ripeterla sarebbe stato difficile. Ma mi piace sfidarmi per cercare di migliorarmi, corsa dopo corsa. E’ proprio una necessità che avverto. Ho seguito il mio istinto, anche nei programmi cambiati. Ho pensato che fosse un’opportunità e ho accettato il rischio. E quanta emozione, concentrazione e tensione alla partenza”.

cambia tono di voce, n.d.r?

“E’ stato fantastico – fa una pausa – ho capito che avrei potuto realizzare il record man mano che procedevo. Concludere sotto le 12 ore è stata la conseguenza della preparazione e della corsa che sono riuscito a tenere in gara. La soddisfazione più grande è vedere trasformarsi in risultato le scelte fatte nei mesi precedenti, anche quando non avevo voglia di correre o la forma non era perfetta”.

Ha mai provato paura in montagna?

“Non è sempre semplice, anzi. Devo essere pressoché perfetto nell’organizzazione del tempo. Ragionare per passi. Prima cosa devo guadagnare i soldi per vivere. Poi vivere in presenza la mia famiglia e riuscire ad organizzare momenti in cui ci si diverta, si condivida il tempo. Sono molto fortunato che Ida comprenda il mio amore per il trail e che le piaccia questo sport. Senza di lei sarebbe ancora più difficile”.


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Hendrik Auf'mkolk

Cosa sente quando è circondato dalla natura?

“Pratico molti sport, ma credo che il trail sia il miglior modo per esplorare le montagne e la natura in generale. Permette sempre di scoprire qualcosa di nuovo in aree che conosci. Allaccio le mie scarpe ed esco in natura, che è il mio parco giochi. Mi piace stare solo, esplorare, non guardare l’orologio e mi diverto un sacco. Correre in strada è necessario per l’allenamento, ma non mi dà gli stessi stimoli”.

Durante gli allenamenti o in gara ha mai fatto un incontro inaspettato con un animale?

“A distanza vedo spesso aquile e serpenti, sono compagni di allenamento naturali. Però, in effetti, ho fatto un incontro che mi emoziona sempre: mi stavo allenando in Valle d’Aosta, al mattino, era molto presto, e ho visto un capriolo. Ho provato a seguirlo e mi sono trovato davanti a moltissimi caprioli. Sono rimasto senza parole”.

Ha mai provato paura in montagna?

“Nelle montagne che frequento per il trail, no. C’è stata una volta in cui ho avuto paura: ero da solo ad una quota più elevata del solito e lungo un sentiero impervio. Dovevo restare concentrato su ogni passo e non era semplice perché avevo molto freddo. Credo che la concentrazione debba restare sempre molto alta in montagna, in ogni situazione, e, sul piano sportivo, sia un elemento che crea la differenza tra i livelli dei trail runner (Richieste di Licensing.). Durante uno sforzo di 20 ore, ad esempio, è normale avere momenti di alta qualità mentale e fisica, pareggiati da momenti in cui tutto gira male. Ma se voglio arrivare al traguardo e voglio essere un atleta top level devo restare concentrato”.

Hendrik aufm Kolk?

“Ho scelto di vivere questo sport confrontandomi con i migliori corridori della specialità. Quindi devo alzare l’asticella e fare sempre meglio, questo significa migliorarmi costantemente, nel corpo e nella mente. Il mio obiettivo è questo. Fare meglio dell’anno prima, dell’edizione precedente di una gara, della corsa che ho fatto ieri”.

E qual è l’obiettivo per l’UTMB che sta per arrivare?

“Fare meglio del 2021, quando sono arrivato sesto. Credo che tutti abbiamo la stessa possibilità nello stesso giorno. Intendo, partiamo dalla stessa linea e alla stessa linea dobbiamo arrivare. In mezzo c’è come viviamo lo spazio ed il tempo in natura. Anche questo è un aspetto che amo del trail”.

Qual è la più grande emozione che le competizioni le hanno riservato fino ad ora?

“E’ difficile rispondere, perché ogni gara è diversa. In realtà, forse, l’emozione più grande è sempre vedere mia moglie al traguardo e poter condividere subito con lei il momento. E’ stupendo. E lo stesso con il mio staff, che sono i miei amici”.

A Cortina è sembrato che la sua gioia si moltiplicasse con quella della folla che era all’arrivo.

“In Italia è molto particolare correre perché la gente ama lo sport e si esalta, penso al Giro d’Italia. Accade Italia e in Spagna soprattutto, qualche volta in Francia”.

Cosa non può mancare nel bagaglio di un trail runner?

“Da un punto di vista degli strumenti, il trail non chiede molte cose, ma devono essere di qualità. Le scarpe sono l’elemento più importante. Poi qualche barretta o gel per i cali di energia fisiologici ed una giacca per la pioggia, in montagna non si sa mai”.

E da un punto di vista dell’atteggiamento?

“Bisogna partire molto lentamente, anche in allenamento, questo vale a qualunque livello. Non guadare troppo l’orologio, non guardare cosa fanno amici e avversari su Strava o Instagram, ma fare il proprio percorso. Ascoltare il corpo. Quando si inizia, o quando si cambia la difficoltà che si affronta, il corpo deve adattarsi. Perché iniziare da una 50 km? E’ meglio godersi i progressi. Poi credo sia importante praticare diversi sport. Io nuoto, cammino in montagna, scio. E mi piace il ciclismo, anche d’inverno quando uso la cyclette in casa e mi alleno con qualche programma come Zwift, lo trovo divertente. Ecco, divertirsi, bisogna migliorassi continuando a divertirsi.”