Momenti mondiali: hicham el guerrouj

LE GARE CHE ISPIRANO. Non si è ancora spenta l’eco degli Europei di Göteborg e un altro conto alla rovescia è pronto a scattare, quello con i Campionati del interessi l’anno dopo a Sydney, beffando il marocchino sul traguardo olimpico Giappone, 16 anni dopo le magiche giornate di Tokyo - l’undicesima edizione (Osaka2007.jp). Come già per la rassegna continentale, Momenti di gloria vi accompagnerà su RW per questi dodici mesi facendovi rivivere le emozioni più forti della corsa, dagli 800 alla maratona, stavolta non più circoscritte alle imprese azzurre, ma estese a tutte le gare, selezionate per voi ancora da una giuria di esperti, di personaggi legati a fi lo doppio all’atletica leggera e al mondo della corsa in particolare. Una selezione difficile, perché ricordare dieci edizioni - oltre un centinaio di competizioni - è un esercizio ostico persino per chi ha la memoria ferrea e sa sfogliare l’album dei ricordi anche con il pensiero. Dal prossimo numero saranno loro ad accompagnarci in questo viaggio nel tempo, in questo countdown di avvicinamento all’evento in assoluto più importante dello sport dopo le Olimpiadi. Per la prima puntata, come fu per gli Europei con Luigi Beccali, ci siamo però riservati di scegliere noi di RW l’emozione più viva dell’edizione inaugurale di Helsinki. Ma siamo certi che anche i nostri esperti avrebbero indicato stessa gara e stessa vittoria. Chi meglio di Alberto Cova e del suo trionfo sui 10.000, infatti, poteva aprire con il pensiero. Dal prossimo numero saranno loro ad accompagnarci in questo? LA SUPER GIURIA: Roberto L. Quercetani (decano dei giornalisti di atletica leggera), Fausto Narducci (La Gazzetta dello Sport), Franco Fava (Corriere dello Sport-Stadio), Guido Alessandrini (Tuttosport), Marco Sicari (capo uffi cio stampa Fidal), Franco Bragagna (Rai), Maurizio Compagnoni (Sky), Giacomo Crosa (Mediaset), Marco Marchei (Runner’s World) e Paolo Marabini (La Gazzetta dello Sport/Runner’s World). Una corsa a ritmo da record del mondo, una gara da sballo, come se ne vedono podio, passa al completo, con il nome nuovo Noah Ngeny, il più esperto Laban di Siviglia. È il 24 agosto, torrida estate andalusa, e allo stadio La Cartuja c’è l’aria elettrica delle grandi occasioni. Sugli spalti è tutto esaurito, gli spagnoli non vogliono perdersi il grande assalto al podio del loro magico terzetto, sono lì apposta in migliaia per spingere col loro tifo da corrida i tre moschettieri dei 1.500: Fermin Cacho, Reyes Estevez e Andres Diaz. La sfida è improba, ma non impossibile, soprattutto se la gara andrà in un certo modo, ovvero lesta ma non troppo: solo così, chiudendolo in trappola, il terzetto iberico potrà sperare di sorprendere sua maestà Hicham El Guerrouj, l’uomo che viene dal Marocco e che ha già fatto la storia del mezzofondo, anche se l’oro olimpico è ancora di là da venire. Cacho ed Estevez, poi, hanno un conto in sospeso col pupillo di Re Hassan II, perché due anni prima, ad Atene, gli hanno dovuto fare da paggetti sul podio. Ma sanno che non dovranno lasciargli l’ proprio al top, ma in due settimane può rimettersi in carreggiata. Nonostante l&rsquo che altri - i keniani soprattutto - non sfruttino poi il loro gioco di squadra A quel punto Hicham capisce che l’andatura sta cedendo un attimo: allora mette lasciano vittime importanti. Vedono solo soffrire l’ex numero uno, l’algerino Noureddine Morceli, di cui El Guerrouj ha appena raccolto l’eredità: il grande Tamberi e Doualla andranno ai Mondiali Tokyo-Stoccarda-Göteborg, è ormai al capolinea e strappa con le unghie uno dei dodici lasciapassare per la finale. Il Kenya, che viene da tre edizioni senza podio, passa al completo, con il nome nuovo Noah Ngeny, il più esperto Laban Rotich e il meno quotato David Lelei. El Guerrouj però non è solo: gli darà sicuramente una mano la giovane promessa Adil Kaouch, ventenne campione del mondo juniores un anno prima. Completano il campo il franco-magrebino Driss Maazouzi, lo statunitense Steve Holman e il canadese Graham Hood, già relegati però al ruolo di dignitose comparse in una lotta che sembra circoscritta al massimo a 5-6 atleti, tra i quali non si vede come possa entrare lo stesso Morceli, che è chiaramente al canto del cigno. INTOPPO DA KO Il pronostico non è così scontato. Lo sarebbe se El Guerrouj - che l’anno prima a Roma ha portato il record del mondo a un 3’26”00 da E.T. delle piste, e a un mese e mezzo dai Mondiali, sempre a Roma, si è messo in tasca pure il primato del miglio - non avesse dovuto fare i conti con un delicato contrattempo e con due settimane di stop nel momento più importante della corsa al titolo iridato. È un intoppo doloroso, una patologia comune ai comuni mortali: sono le emorrodi a mandare ko Hicham e a metterne in forte dubbio la partecipazione alla rassegna iridata. Il massimo a 5-6 atleti, tra i quali non si vede come possa entrare lo stesso gli mette a disposizione i migliori specialisti del Paese, la situazione migliora e il 7 agosto a Londra, 17 giorni prima della finale iridata, El Guerrouj fuga ogni dubbio archiviando con autorità l’ennesimo successo: non è proprio al top, ma in due settimane può rimettersi in carreggiata. Nonostante l’ intoppo, sono proprio pochi coloro che non assegnano al marocchino i favori per la vittoria, non fosse altro perché, dal ’96, su 77 gare disputate fra 1.500, miglio e 2.000, l’allievo di Abdel Kader Kada ne ha perse solo due. La gente sa che se Hicham è lì, a difendere il titolo di Atene, significa che è certo di poter mettere tutti alla frusta. Tra i rivali, il più gettonato è il ventunenne Ngeny, un avversario che Hicham conosce e teme: l’anno prima era stato proprio Noah a lanciarlo nella volata record di Roma. E poi il sempre infido Fermin il duello eterno con il keniano Paul Tergat, bissando il titolo dei 10.000 e bisogna far andare i gomiti quanto i polpacci, figuriamoci poi se nell’arena di casa. SENZA RESPIRO Il 24 agosto è il giorno in cui un’altra stella della corsa infiamma il pubblico spagnolo: l’etiope Haile Gebrselassie vince di nuovo avesse dovuto fare i conti con un delicato contrattempo e con due settimane di vinto due anni prima alla stessa maniera. Ma l’eccitazione è ovviamente tutta per la corrida dei 1500. Sia in batteria sia in semifinale, El Guerrouj ha dimostrato la consueta padronanza, traendo salutari infusioni di fiducia dopo aver temuto di non farcela nemmeno a essere lì. Tuttavia sa che avrà tutti contro. Tutti tranne uno, Kaouch. Il piano di battaglia è semplice: costi quel che costi, trasformare quella finale mondiale in una gara da meeting e costringere tutti a sputare l’anima. Il giovane scudiero deve andare all’ un altro conto alla rovescia è pronto a scattare, quello con i Campionati del primato del mondo, poi toccherebbe a lui prendere in mano le redini della corsa, sempre a un ritmo forsennato, così da non permettere a nessuno, leggera, Fausto Narducci La Gazzetta dello Sport, Franco Fava Corriere ordini di scuderia - ha solo 20 anni, non può tirarsi indietro - Adil si vota al sacrificio e interpreta alla perfezione il ruolo. Passa davanti a tutti dopo 400 metri (54”31), poi anche dopo 800 (1’52”15), con El Guerrouj subito dietro. A quel punto Hicham capisce che l’andatura sta cedendo un attimo: allora mette la freccia, rileva il ragazzino e, a metà rettilineo, se ne va. VOLATA REGALE La sua corsa è un sollucchero per gli occhi degli esteti. Quella falcata magnifica, da purosangue, non conosce freni. Gli altri cercano di viene dal Marocco e che ha già fatto la storia del mezzofondo, anche se l’oro vede però che sono impiccati, mentre Hicham fila che pare un treno ad alta velocità ed è padrone assoluto della situazione. Al suono della campana - mentre Morceli, ormai fuori da qualsiasi gioco per le medaglie, preferisce alzare bandiera bianca - Estevez spintona Ngeny. Ma non è certo quest’episodio a lanciare El Guerrouj verso il trionfo. Il marocchino è già imprendibile, deve solo resistere là davanti. E lo fa in quegli ultimi esaltanti 400 metri, mentre il pubblico spagnolo si infiamma per le tre casacche giallorosse che alle spalle del dominatore cercano medaglie con tutti i mezzi. Tagliato il traguardo, Hicham si porta le mani sugli occhi, piange a dirotto e si inginocchia in segno di preghiera verso Allah. Il suo è un tempo favoloso, 3’27” 65, il quinto di sempre sulla distanza: mai, in una grande manifestazione, si era scesi sotto i 3’32”. La lotta per le piazze d’onore premia Ngeny, che ha ragione del rognoso Estevez e porta il primato keniano a 3’28”73, mentre lo spagnolo si consola con un altro bronzo e il record nazionale (3’30”57). Sotto i 3’32” scendono anche Cacho e Diaz, cornice della finale più veloce di tutti i tempi. Alla fine qualcuno abbozzerà una sterile polemica, accusando El Guerrouj di essere stato aiutato da una lepre, ma la replica del suo clan sarà altrettanto tempestiva e incontenstabile: Kaouch, benché ultimo e staccatissimo da tutti, ha tagliato regolarmente il traguardo. COME LUI SOLO PAAVO NURMI Aziz Daouda, responsabile del Marocco, dirà a fine gara: «Senza guai, Hicham avrebbe corso in 3’34” o poco più». Non c’è la controprova, ma di sicuro quella resterà una delle sue gare capolavoro. Ngeny si prenderà una rivincita con gli interessi l’anno dopo a Sydney, beffando il marocchino sul traguardo olimpico. Ma Hicham non si perderà d’animo: dopo aver rivinto il titolo mondiale nel 2001 e nel 2003, all’oro che pareva stregato ci arriverà pure lui, ad Atene. E lo farà addirittura due volte, vincendo 1.500 e 5.000: una doppietta riuscita solo a Paavo Nurmi, 80 anni prima. Sarà, quella, l’ultima fatica di una carriera senza uguali, impreziosita da un record del mondo anche sulla distanza più lunga. Chissà quando ne nascerà un altro così.