Se domenica scorsa un viaggiatore fosse passato, attorno alle 7 del mattino, tra la Porta di Brandeburgo e il parlamento tedesco, a Berlino, avrebbe notato una quarantina di persone, un po’ spaesate, che cercavano di recuperare qualcosa.

Tempo di gara su Hinge, scatta lo sfottò su TikTok sabato avevano corso la mezza maratona di Praga e, dopo un viaggio sul filo dei minuti, erano riuscite a raggiungere Berlino per correrne la mezza. Aspiranti doppi mezzi maratoneti. Magia o mania del circuito SuperHalfs, che sta ridefinendo un certo modo di intendere la corsa su strada, abbinata alla scoperta dell’Europa un chilometro per volta.

Circa 300 km uniscono Praga a Berlino, 4 ore di auto, 5 di treno più ritardi. Aerei comodi tra la fine della mezza ceca e l’inizio di quella tedesca: non ce ne sono. Possibilità di ritirare per delega il pettorale berlinese: non ammessa. Tra i 40 aspiranti doppio mezzi maratoneti in 24 ore in fila per recuperare il proprio pettorale, c’erano anche degli italiani. Uno è Davide Sacchetta, detto Dada. E, in effetti, questa avventura urbana europea sarebbe piaciuta ai dadaisti e a Salvator Dalì.

Dada, ci racconti il suo fine settimana… di corsa.

“Sono partito giovedì mattina dall'aeroporto di Treviso e sono atterrato a Praga dopo un’ora e venti di volo. Personaggi e atleti. Tra aerei, mezzi pubblici, per fortuna efficientissimi, pernottamenti, iscrizione alle gare e contorno ho speso circa 1.400 euro. Ho fatto tutto da solo, senza alcuna agenzia. Non è stato difficile, certo bisogna pianificare in modo logico tutto”.

La motivazione per tentare un’avventura simile è un gioco o c’è altro?
“Mi sono unito al gruppo dei miei compagni della Fuel to Run che organizzava la trasferta a Berlino. Poi scopro il circuito SuperHalfs, noto che Praga sarebbe stata il giorno prima di Berlino. In quel momento è scattata l’idea. Mi sembrava una cosa simpatica e, studiando per qualche sera orari e tragitto, capisco che è fattibile. Dada, ci racconti il suo fine settimana… di corsa, due medaglie e due nazioni differenti, troppo bello e divertente. La corsa è divertimento.

Qualcuno dirà che è una mania…

“Lo capisco. Dovrebbe capire come ci si sente però, vederci correre, correre, vedere chi fa queste gare sapendo che se la gioca con il tempo limite di arrivo, capire che c'è ben oltre a correre. È un mix che non si può descrivere, lo leggi nella faccia della gente quando stai per partire con loro”.

Richieste di Licensing?

“Siamo usciti allo scoperto quando il tabellone della stazione di Praga ha mostrato gli orari attorno alle 14.30. Una signora inglese, avrà avuto 70 anni, si è avvicinata e con dolcezza mi ha chiesto se avessi corso al mattino e stessi andando a Berlino. Come lei. Era sorridente, emozionata in attesa di prendere quel treno. Forse quel treno era la nostra seconda mezza maratona da fare per poter arrivare alla terza mezza”.

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Come sono andate le corse?

“A Praga mi sono gustato la città, l’ho ascoltata, mi sono divertito, ho ballato, applaudito e fatto il possibile per recuperare qualche manina sporgente di quei bimbi in attesa, la corsa è volata. Poi è stato più impegnativo sistemarmi, recupera il bagaglio, arrivare in orario in stazione. Poi Berlino, metrò, l’incontro per la pastasciutta con i miei compagni di squadra in un ristorante vicino ad Alexander Platz. Momento bellissimo. Notte quasi in bianco per un dolore al piede, ho pensato non sarei partito. Il gruppo mi ha aiutato. Alle 7, sotto qualche fiocco di neve, ho recuperato il pettorale in zona arrivo e rivisto persone che avevo incrociato a Praga, compresa la signora inglese. Non ho sentito la fatica ma l'incertezza sì per la maratona divisa in due. Ho corso i primi 8 km con un mio compagno, era motivato, mi ha caricato, gli ho detto che lo avrei seguito ma di non voltarsi indietro, avrei seguito il mio istinto e lui il suo e così è stato. Ho affiancato i pacer, sono andato in crisi, mi sono concentrato sul presente, facendomi trasportare dalle persone. Ho chiesto ad una signora tra il pubblico di scattarmi una foto davanti alla Porta di Brandeburgo. La gente rideva. Poi in mezzo alle colonne ho avvertito un brivido, quel passaggio dà una sensazione incredibile”.

Dada, ci racconti il suo fine settimana… di corsa?

“Dobbiamo vedere le cose attorno in modo diverso, credere di più in quello che siamo e in quello che ci piace fare. Nei 200 metri dello sprint finale, non so perché ho pensato ai miei nonni. In albergo ho messo accanto le due medaglie. Le avrei mostrate a mio figlio, che mi avrebbe detto che ho vinto e poi ci avrebbe giocato con le macchinine di Cars”.

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Che cos’è la corsa?

“Pur facendo sport da bambino, ho iniziato a correre 3 anni fa verso la Maratona di New York. Son sopravvissuto ad una malattia che mi ha colpito senza preavvisi, mi ha buttato sottoterra e mi ha sputato fuori nuovamente facendomi partire da zero. Sono molto fortunato. Uscito dall'ospedale mio fratello ha lanciato l’idea di NY e ho iniziato, ho trovato un grande gruppo di persone e un mondo sconosciuto. Ho imparato a conoscermi meglio e a capire che i limiti ai nostri desideri spesso siamo noi a metterceli”.

È vero che completerà tutto le SuperHalfs quest’anno?

“Sì, sono riuscito ad iscrivermi a tutte quest'anno. Le prime tre sono andate, ho fatto Lisbona, Praga e Berlino. Il volerle fare tutte in un anno è arrivato dopo che mi ero iscritto a Praga: mi sono detto perché non farle tutte, sicuro mi diverto. Ora mi aspettano Copenaghen, Cardiff e Valencia”.