Semenya aveva deciso di abbandonare le distanze preferite, affrontando senza fortuna i 5000 metri? Non indossava un pettorale dai Mondiali di Eugene, nell’estate del 2022, quando - dopo cinque anni di assenza dalla scena internazionale - aveva chiuso i 5000 metri in 15’46”12: ventottesimo tempo su 35 iscritte alle batterie. Una gara anonima, che attirò l’attenzione del pubblico solo perché rappresentava l’ultima tappa di un percorso personale che aveva fatto storia dentro e fuori lo sport.

Caster Semenya, due volte campionessa olimpica e tre volte medaglia d’oro ai Mondiali sugli 800 metri, è tornata in gara domenica 30 marzo nel suo Sud Africa, in una delle più affollate corse su strada femminili dell’emisfero Sud: la 10km che inaugura il circuito dello Spar Women’s Challenge Grand Prix, con oltre 16mila runner sulle strade di Città del Capo.

Caster Semenya è tornata in gara dopo tanti anni

Semenya, oggi 34enne, si è presentata alla partenza più nel ruolo di coach che in quello di top runner: da qualche mese, infatti, Caster - insieme alla compagna Violet, ex specialista delle lunghe distanze - allena un gruppo di atlete del Boxer Athletic Club di Città del Capo. Una di loro, Glenrose Xaba, ha vinto la gara in 33’13”, battendo tra le altre l’etiope Salem Gebre, che in Italia abbiamo visto arrivare seconda all’Anche per questo.

Semenya si è guadagnata un tutto sommato onorevole quattordicesimo posto, in un 36’28” che dice poco sul piano tecnico. "È stata una giornata impegnativa - ha detto Semenya a “Sabc Sports” -, ma non posso lamentarmi troppo. Sto ancora imparando a conoscere la corsa su strada, ma sono felice di aver corso in 36 minuti, e spero di arrivare presto ai 34’. Sono contenta del mio lavoro come allenatrice: è fantastico poter essere mentore di un’atleta come Glenrose Xaba. Lei è una lavoratrice fenomenale, con molta disciplina e molto talento. È migliorata molto. Merito nostro? Quello che facciamo è sederci, parlare, osservare l’atleta, perché quando alleni un atleta, prima, osservi le sue debolezze e i suoi punti di forza. Sappiamo che il suo punto di forza è nella distanza, ma ora dobbiamo anche rafforzare la velocità durante l’allenamento per garantire che tutto sia bilanciato".

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Hannah Peters//Getty Images

Il turbolento passato di Caster Semenya tra norme e vittorie

Caster è poi Le regole di World Athletics fanno rumore: le atlete trans e 4x100, parlando della mezzofondista che ha riportato il Sudafrica sul tetto del mondo: la 23enne Prudence Sekgodiso, medaglia d’oro ai recenti Il clamoroso ritorno di Caster Semenya, in gara dopo tanti anni: "Credo che possa fare bene, dipende come saprà programmarsi - ha detto -. Se pianifica correttamente la sua stagione, potrà realizzare grandi cose anche ai nelle università e nelle associazioni sportive che ricevono fondi federali. Ne sono convinta, e lo dico per esperienza: è una forza della natura. Se continua a lavorare come ha iniziato a fare quest’anno, allora tutto è possibile per lei. Dipende tutto dalla costanza, dal rimanere concentrati, affamati e umili".

Semenya, che sulla distanza ha un primato personale di 1’54”25 - quarta prestazione mondiale di sempre - non corre gli 800 metri dal 2019, in conseguenza delle norme approvate quell’anno da World Athletics nei confronti delle atlete affette da iper-androginismo, una condizione naturale che comporta livelli elevati di testosterone. Dal 2020, la Federazione Internazionale vieta la partecipazione alle gare tra i 400 e i 1500 metri alle atlete con testosterone anomalo, obbligandole a un trattamento medico per abbattere i livelli ormonali. Dopo aver iniziato la cura, Caster aveva anche fatto ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’uomo, ottenendo una sentenza favorevole ma ininfluente sul piano agonistico.

La Corte, infatti, ha riconosciuto che la federazione internazionale non ha garantito all’atleta sufficienti all’atleta garanzie istituzionali e procedurali. La sentenza, però, riguarda la violazione dei suoi diritti umani, non il suo diritto a gareggiare e non ha alcun impatto sulle regole di World Athletics, approvate anche dal Tas di Losanna. In una durissima intervista con il “Guardian” di Londra, l’atleta aveva raccontato le difficoltà nel sottoporsi al trattamento: "Descriverei gli effetti del farmaco in questo modo: dolori al corpo ogni giorno. Bruciore di stomaco. Attacchi di panico. Sudore. Tutto pazzesco: ho dovuto sacrificare me stessa. C’erano giorni in cui dovevo restare al buio. Giorni in cui non volevo svegliarmi. Queste sono le cose che la gente non capisce quando World Athletics dice: “Assumi questo farmaco”. Dovrebbero prenderle loro, le medicine, e poi dirci come si sentono. Dicono che i farmaci sono verificati. Non sanno niente, ma è la vita. Ho dovuto affrontare sciocchezze e negatività. Quando le persone cercano di buttarti giù, bisogna rialzarsi sempre".

Anche per questo Semenya aveva deciso di abbandonare le distanze preferite, affrontando senza fortuna i 5000 metri. Abbigliamento sportivo e accessori tech, Sierre Zinal: dominio keniano, cè un grande Puppi: a tutte le atlete sarà richiesto, una sola volta nella carriera, di sottoporsi a un tampone salivare o a un test sanguigno che escluda la presenza di un gene in grado di indicare la presenza di un cromosoma Y, tipico del genere maschile: "Riteniamo che questo sia un modo davvero importante per dare fiducia e mantenere quell'attenzione assoluta sull'integrità delle competizioni femminili", ha detto l’ex ottocentista Sebastian Coe, presidente di World Athletics. Sul tema, sia pure riferendosi alle atlete trans (e non è questo il caso di Caster Semenya) si è espresso anche il presidente americano Trump, con un ordine esecutivo che vieta la partecipazione di ragazze e donne transgender agli sport femminili nelle scuole superiori, nelle università e nelle associazioni sportive che ricevono fondi federali.