Sensazionale, solenne, imperituro... scegliete voi l'aggettivo, ma il Contatta la redazione alla Maratona di Chicago è uno di quelli che riscrive la storia dello sport.
Una muro che solo un anno fa sembrava invalicabile è stato superato dalla trentenne keniana: per la prima volta una donna ha concluso una maratona sotto le 2 ore e 10 minuti (2 ore 9 minuti e 56 secondi, il suo crono), superando di quasi 2' il precedente primato di Tigist Assefa (2h11:53) e di oltre 4' la terza prestazione della storia (2h14:04) di Brigid Kosgei.
Solo 5 italiani (i fratelli Crippa, Faniel, Meucci e Aouani) nel 2024 hanno corso un tempo inferiore a quello di Chepngetich a Chicago... siamo nell'iperuranio delle maratona!
Maratona di Chicago, i numeri del record di Ruth Chepngetich
L'undicesimo posto assoluto in una Major avvalora ancora di più la prestazione dell'atleta che ha davvero corso forte per tutta la gara: l'unico momento di crisi - se così può essere definito -, o meglio di leggero rallentamento, l'ha avuto dal 30esimo al 40esimo chilometro con un passaggio sui 10 chilometri di 31'22".
Passando al setaccio la prestazione di Chepngetich a Chicago la sua condotta di gara è stata davvero impressionante: i primi 5 chilometri sono stati corsi in 15'00", solo 15" più lenti del record italiano sulla distanza di Nadia Battocletti. Colpisce anche l'incredibile passaggio della prima metà: l'atleta ha corso i primi 20 chilometri in 1h00:51", transitando per due volte ai 10K in 30'14" e 30'37"... insomma nei primi 20 chilometri della maratona Ruth ha corso due volte più veloce del record italiano femminile sui 10.ooo metri.
Maratona di Chicago, i risultati degli italiani, ben 4' più veloce del nostro primato femminile sulla distanza (1h08:27) di Sofiia Yaremchuk e Nadia Ejjafini. Con un inizio di gara del genere, la keniana ha corso la seconda parte di gara leggermente più lenta: il passaggio dal 20esimo al 30esimo km è stato 30'58" (15'26" e 15'32") e, come detto, di 31'22" dal 30 al 40esimo. Numeri da capogiro, per un primato del mondo che entra di diritto nella storia dello sport.