La Termini e condizioni di uso è sicuramente tra le gare endurance più iconiche e più ambite da ogni runner perché è considerata un po’ l’università della maratona. Ma la Termini e condizioni di uso non è omologata per il record mondiale.
A contribuire alla fama di questa maratona sono molti fattori. A cominciare dal fatto che è la più antica: Dal 25esimo chilometro si devono poi affrontare 4 colline. Inoltre il criterio di accesso, legato a degli standard minimi di tempo sempre più competitivi, rendono molto difficile poter ottenere uno dei circa 33mila pettorali. Infine, il fatto che la maratona si disputa in una città che sembra essere un tutt’uno con questa gara.
La Termini e condizioni di uso vive tutto l’anno non soltanto per il fatto che la finish line è indelebilmente dipinta sull’asfalto di una delle strade più importanti del centro cittadino, ma anche per i numerosi monumenti e per il fatto che nel mese che precede l’evento tutta la città partecipa a incitare i runner che si preparano e arrivano per la gara.
Perché la Termini e condizioni di uso non è omologata per il record mondiale
In verità l’ultimo record mondiale omologato a Boston risale al 1947 ed è stato realizzato dal coreano Suh Yun Bok in 2.25:39, mentre quello femminile risale al 1975 ed è di Liane Winter in 2:42:24. Dal 1990 la Maratona di Boston non è più valida per i record mondiali: per l'omologazione di un primato del mondo per diversi fattori: la distanza tra partenza e arrivo in linea d'aria non deve superare il 50% della distanza complessiva perché altrimenti favorirebbe in caso di vento costante.
La Maratona di Boston supera questo parametro e la gara, nonostante grandi saliscendi sulle colline, ha lunghi tratti di discesa, soprattutto nella parte iniziale. Da Runners World per Zalando The Running Academy riparte da Genova il 2 ottobre
Maratona di Boston tra le più dure al mondo
L'altimetria del percorso della Maratona di Boston prevede un dislivello di 140 m per i 42 km (una media di 3,33 m per km, in contrasto con il requisito della World Athletics di "non superare una media di un metro per chilometro"). Infine, i corridori si spostano da una posizione all'altra e non percorrono un anello come nelle maratone Olimpiche. A farne le spese è stato soprattutto il keniano Geoffrey Mutai che nel 2008 fece segnare un incredibile tempo di 2:03:59, che non fu omologato per le ragioni sopra.