Due ore – di Ed Caesar – traduzione Duccio Sacchi. 229 pagine. 2016 – Einaudi. Prezzo: 19 euro.
Dicono i librai (quelli bravi) che ogni storia è una novità finché non la incontri, la conosci, la leggi per la prima volta. Non vi stupisca quindi se parliamo di un libro uscito nel 2016, e che racconta qualcosa che fa parte di un flusso che, per fortuna, ha senso solo se in avanti, come la corsa.
Abbigliamento sportivo e accessori tech nbsp;€ su Amazon ce la siamo fatta tutti (e se la fanno in tanti): è davvero importante correre una maratona? E poi: ma ha senso cercare di correrla in meno di due ore?
I progetti Marathon "sub 2" hanno il sapore del viaggio ai confini del mondo.
Allora, forse, la vera domanda, quella ispirata dalla consapevolezza è: qual è esattamente questo mondo? L'autore scandaglia le diverse facce dell'universo "maratona" attraverso 10 storie, tutte proposte con tinte epiche (e questo aspetto a volte sfugge via), ma nette.
C’è Geoffrey Mutai, che ha perso la gara della vita di un metro appena, dopo aver corso in testa per 42 km e 194 metri, e che si sentiva attraversare dallo "Spirito nelle lunghe corse solitarie", e che è stato (forse) il primo a guadagnare l'eldorado di un milione di dollari correndo, e ora frequenta ancora i ritiri degli atleti sugli altipiani africani, senza acqua corrente e con le latrine all’aperto.
C’è Dorando Pietri, (descritto da Sir Arthur Conan Doyle, il papà di Sherlock Holmes), primo italiano a tagliare il traguardo della Maratona olimpica, dopo una gara epica, ma poi squalificato.
C’è Samuel Wanjiru, cometa della maratona mondiale, travolto da fama e successo fino a morire tragicamente a 25 anni, in una vita breve che ricorda le rockstar.
C'è il dibattito sulla superiorità degli atleti dell'Africa orientale (prevalgono il corpo, l'altitudine, le usanze ancestrali?).
E c’è l’evoluzione della maratona, dalle prime prove di evento di massa, un secolo e più anni, fino al business da panico (e morale?) delle maratone metropolitane contemporanee, con vagonate di turisti runner e dei tour operator che designano un mondo, appunto, ispirato più alla passione per il business che per la corsa.
Insomma, un libro che prova a trovare un filo che unisca origini, miti, leggende, storture, bellezze e dintorni delle maratone di massa.