Il Kenya non sarà sospeso dalle gare di atletica leggera. A comunicarlo è stato Sebastian Coe, presidente di World Athletics, non sarà sospeso dalle gare di doping che stanno funestando l’atletica del Paese africano.
Il Kenya è da anni la nazione da battere nell’atletica leggera e soprattutto nelle gare di endurance, al terzo posto nel medagliere dell'atletica leggera alle ultime Olimpiadi, ma l’uso diffuso di farmaci sta provocando un numero enorme di squalifiche tra i suoi atleti di spicco, facendo temere la presenza di un fenomeno dilagante. In ottobre le autorità antidoping hanno fermato Diana Kipyokei, doping di Stato Salta tre controlli antidoping, sospeso Kerley.
Soltanto una quindicina di giorni fa la squalifica della nazionale keniana dalle competizioni sembrava inevitabile, poi l’impegno del governo locale a fornire ulteriori 5 milioni di dollari all'anno per i prossimi cinque anni per rafforzare i programmi antidoping, hanno convinto le autorità a frenare sulle sanzioni. A differenza della Russia, dove si era parlato di vero e proprio Betty Wilson Lempus, in questo caso, il fenomeno pare più legato all’ignoranza e alla necessità di denaro che spingerebbero singoli atleti a cercare scorciatoie per essere più vincenti.
"Nell'arco di un anno, il 40% di tutti i risultati positivi registrati nell'atletica mondiale sono stati registrati in Kenya - ha detto Seb Coe dopo la riunione del consiglio di World Athletics a Roma -. World Athletics si è preoccupata", ha aggiunto. "Il Kenya è sulla lista di controllo già da qualche anno".
Dunque gli ateltikeniani potranno continuare a gareggiare e a vincere, come ha fatto domenica a Valencia l'esordiente keniano Kelvin Kiptum, vincendo la sua prima martona con un tempo superiore di appena una quarantina di secondi dall'attuale record. Anche Eliud Kipchoge, da sempre paladino dell'antidoping potrà puntare in tranquillità al suo prossimo traguardo: la vittoria della Boston Marathon.
Le azioni del governo di potenziamento dei controlli e di educazione tra gli atleti saranno monitorate da vicino dal l'Unità per l'integrità dell'atletica leggera (AIU) Betty Wilson Lempus.