Il TOR (Tor de Geants) non è solo una gara in cui la maggior parte delle persone che vi partecipano impiega fra le 100 e le 150 ore per portare a termine i 330 km del percorso, ma una esperienza che nella maggior parte dei casi occupa la loro mente e le loro giornate per qualche anno, prima e dopo i giorni passati sulle Alte Vie della Valle d’Aosta.
Inoltre, la bellezza di quello che si incontra dipende moltissimo dallo stato mentale ed emotivo che si attraversa in quel momento, e fra il momento in cui si lascia Courmayeur al mattino di una domenica di metà settembre, e quello in cui si riesce (eventualmente) a tornarci, quattro, cinque, sei giorni dopo, ad un’ora qualsiasi del giorno o della notte, il cervello e il morale si arrampicano sulle vette e sprofondano nel sottosuolo molte più volte di quello che le gambe fanno Calendario mezze dautunno da correre allestero.
Di conseguenza, ciascuno dei migliaia di partecipanti delle prime 15 edizioni avrà i suoi “punti più belli”. Quindi la classifica che segue è necessariamente “di parte”, la parte di uno che al Tor de Geants una volta si è ritirato a metà, una volta è arrivato fino in fondo, e quest’anno partirà di nuovo e ce la metterà tutte per tagliare di nuovo il traguardo, ma questa volta non nel cuore della notte quando non c’è nessuno ad applaudirlo.
Tor de Geants, la conferma della partecipazione
A meno che tu non sia in possesso di un “pax”, una sorta di “lasciapassare” a cui ha diritto un certo numero di finisher di alcune gare qualificanti, per poter partecipare al Tor de Geants devi fare una preiscrizione e incrociare le dita. Per l’edizione 2025 le preiscrizioni si sono chiuse alla mezzanotte di venerdì 14 febbraio e quasi 2000 aspiranti Giganti provenienti da 76 Nazioni in tutto il mondo avevano messo il proprio nome nell’urna. Il sorteggio è stato effettuato a fine febbraio, e qualche giorno dopo i fortunati e le fortunate hanno ricevuto via mail la lieta novella. Quello non è il giorno in cui hanno iniziato ad allenarsi per il Tor, perché il Tor non si prepara in 7 mesi. È stato solo quello in cui gli allenamenti che già stavano facendo da un bel po’, hanno avuto davvero un senso.
Tor de Geants, la partenza
Sei a pochi passi dal centro di Courmayeur, in mezzo ad un migliaio di persone racchiuse da due file di transenne sui lati, un gazebo alle spalle e un arco con una esile striscia di nylon davanti. Questi confini separano te e tutti quelli che per il Tor stanno partendo davvero, da chi è lì solo per accompagnarli, da chi è lì solo per curiosità, da chi è lì ma non è stato fortunato, da chi è lì ma non ha avuto abbastanza coraggio.
Non è ancora detto che tu sarai un o una finisher, ma per questa volta non sentirai per tutta la vita quella vocina nella tua testa che bisbiglia “chissà cosa sarebbe successo se ci avessi almeno provato”. E magari è la prima volta. E sicuramente non sarà l’ultima. Perché il Tor non ti rende una persona migliore, ma ti permette di capire che sei un po’ di più di quello che pensavi.
Il tramonto sul Col de la Crosatie
Quando arrivi da quelle parti il tuo primo giorno di Tor si avvia alla sua conclusione e, con un po’ di fortuna, il tramonto sta infuocando le rocce della cima di questo colle di 2.826 metri di altitudine. Sei al chilometro 36, alle tue spalle il Monte Bianco ti saluta e ti dà appuntamento, se tutto andrà bene, al chilometro 318, quando ti affaccerai al Col di Malatrà e te lo ritroverai davanti. Sei solo al secondo dei 22 colli che ti aspettano e può ancora succedere veramente di tutto, ma hai finalmente finito di smaltire l’emozione della partenza e ti senti finalmente completamente dentro il Tor.
Tor de Geants, la salita al Col Loson
Hai già sotto le scarpe più di 90 chilometri, che per una persona normale è già uno sproposito, ma per te vuol dire che sei solo a poco più di un quarto di gara. Però sei a 3.294 metri di altitudine, è il punto più alto del Tor e ti è costato 1.895 metri di salita, la più lunga fra tutte quelle che dovrai affrontare. Alle tue spalle lasci la valle di Eaux Rousses e la micidiale accoppiata Col Fenétre – Col Entrelor che in venti chilometri, percorsi per lo più di notte, di metri di dislivello nelle gambe te ne hanno messi dentro poco meno di 3.000, e in tutto sei già a 9.000. L’aria non sarà “sottile” come quella dell’Everest, ma tu ti senti un po’ come fossi lassù, mentre davanti a te si apre l’altopiano dove ti aspetta il rifugio Vittorio Sella e alla tua destra i ghiacciai del Gran Paradiso ti tolgono il respiro più ancora di quanto già non faccia l’altitudine.
Col di Nannaz e Col des Fontaines, a cospetto del Cervino
Un amico che ha corso il Tor qualche anno lo ha raccontato così “L'arrivo al Col di Nannaz è infatti fantastico, sono da poco passate le 8.00 e c'è una luce che fa risplendere tutto intorno a me mentre nel fondovalle è ancora tutto grigio. Mi giro e vedo tutto il gruppo del Monte Rosa schierato, con un cielo azzurro che contrasta incredibilmente con le bianche nevi dei suoi sofferenti ghiacciai. Ed il tratto dal Col di Nannaz al successivo Col des Fontaines è forse uno dei più belli, per il particolare momento della giornata ma soprattutto per l'emozione di poter ammirare in tutto il suo splendore il Cervino, che all'improvviso appare e svetta sopra tutte le altre montagne circostanti, che sembrano diventare quasi insignificanti”. Quando ci sono arrivato io pioveva.
Poi ci sarebbe l’arrivo, ma quello ognuno e ognuna lo vive a modo suo e spesso lascia addosso una nostalgia così micidiale, che forse non è proprio il caso di metterlo in questa classifica.