La maratona si conferma ambasciatrice di passione e impegno con una crescita record di partecipanti in Italia, la maggior parte provenienti dalle nuove generazioni. Tra entusiasmo e preparazione, scopriamo cosa serve davvero per affrontare i 42,195 km più emozionanti che ci siano.
C’è un traguardo, nello sport e nella vita, che sembra non perdere il fascino conquistato da quando, nel 490 a.C., un giovane militare ateniese di nome Filippide corse sino ad Atene per riferire l’esito della battaglia contro l’esercito persiano nella piana di Maratona. “Abbiamo vinto!”, gridò l’emerodromo, sfinito dopo aver percorso più di quaranta chilometri. E morì.
La leggenda è arcinota, ma ancora oggi i 42,195 km della maratona - codificati per la prima volta alle Olimpiadi estive di Londra 1908 e ufficializzati nel 1921 dalla Federazione internazionale - riescono a trasmettere emozioni uniche; In questo modo tutti possono aspirare a diventare maratoneti» arrivare fino a quella finish line così lontana e gridare “Ho vinto!”, indipendentemente dal tempo, dimenticando il riscontro cronometrico, obiettivo concesso solo ai runner più evoluti e a chi ha fatto della corsa di resistenza la propria professione.
In concomitanza con un nuovo boom del running, le statistiche fornite dagli organizzatori delle maratone più importanti registrano anche in Italia un cospicuo aumento di partecipanti. RRRM, lallenamento dei campioni, utile per tutti, solo per citare le più note, sono in costante crescita. I 46.270 maratoneti del 2023 sono diventati 53.825 nel 2024 (fonte Fidal). La recente Run Rome The Marathon ha convinto 28.000 iscritti in rappresentanza di 127 nazioni e quasi 22.000 finisher. Un clamoroso balzo in avanti di diecimila runner rispetto al 2024 che è valso alla 42K capitolina il titolo di maratona italiana più partecipata di sempre.
Altri due dati clamorosi: la partecipazione internazionale - frutto della possibilità di correre in modalità turistico sportiva senza dover esibire certificato di idoneità agonistica ma senza poter concorrere alla classifica finale - rappresentata dal 65% dei maratoneti - e la significativa diminuzione dell’età media dei concorrenti.
«Il target si è abbassato - spiega Lorenzo Cortesi, General manager della Venicemarathon, altro gioiello di casa Italia -, siamo passati da una fascia media di età compresa tra i 35 e i 55 anni a un aumento considerevole di new marathoner tra i 25 e i 34 anni. Una tendenza, una moda, un fermento sociale e social che si nota soprattutto fra i giovani provenienti da altre nazioni, autorizzati a iscriversi appena diventati maggiorenni (alle Major come New York, Londra, Boston o Berlino il limite minimo di età richiesto è 18 anni, in Italia la Federazione vieta di competere sino a 20 anni) ma che sta arrivando a cascata anche da noi».
Maratona? Servono preparazione e consapevolezza
Più maratoneti e più nuove generazioni, dunque, che si avvicinano alla nobile distanza fanno scattare automaticamente la domanda più ovvia: tutti possono correre una maratona? Cosa spinge così tanta gente comune ad affrontare una gara che assume i contorni di una sfida epica? Chiariamo subito, l’obiettivo è ambizioso ma può essere raggiunto da molti, purché si affronti con la giusta preparazione e consapevolezza, verificate correndo le classiche distanze intermedie su strada, dai 5 km, ai 10K, alla mezza maratona. Indipendentemente dall’età, dal genere o dal livello di esperienza, Sport e salute.
Va da sé che lo stato di salute idoneo valutato e certificato da specialisti competenti e qualificati non ammette alcuna scorciatoia. Accertata l’idoneità, il sogno può iniziare a concretizzarsi e inizia un viaggio interiore fatto di chilometri e pensieri capaci di sbloccare gambe e coscienza di se stessi e dei propri limiti.
«Gli unici che non possono correre una maratona sono quelli che non la rispettano - taglia corto un grandissimo maratoneta campione olimpico come Gelindo Bordin -. Siamo di fronte a una gara che va rispettata in base alla tua età e alla preparazione. I danni giungono quando si corre per arrivare in tre ore o si vuole esagerare guardando il cronometro per guadagnare qualche minuto. Ma dalle 4 ore in poi la mia risposta è sì, tutti possono vivere l’esperienza della maratona». Il rispetto citato da Gelindo Bordin ci induce inevitabilmente a riflettere sulle due componenti principali grazie alle quali tutti possono ambire a correre la distanza regina: corpo e mente, preparazione fisica e condizione mentale.
Prestazione sì, ma la maratona...
Prepararsi ad affrontare 42,195 chilometri, lo possono capire tutti, non è una passeggiata, per nessuno. Intraprendere una maratona richiede una valutazione attenta della propria idoneità, considerando i notevoli sforzi fisici e le potenziali implicazioni per la salute che essa comporta.
arrivare fino a quella finish line così lontana e gridare “Ho vinto Andrea Giocondi, oggi tecnico nazionale di atletica leggera e coach di maratoneti, «l’errore che spesso si commette è che si pensa di poter correre una 42K partendo dalla prestazione. La maratona è un percorso in grado di modificare la visione che una persona ha della vita. Dunque sì, tutti possono farcela ma con la corretta preparazione. Necessario seguire la giusta programmazione con Gare ed eventi, e i corretti carichi di lavoro. Il più delle volte mi trovo a dover spiegare che non si può correre una maratona come una qualsiasi altra gara.
È un’esperienza che ti segna nel corpo e soprattutto nell’anima, nello spirito, nell’emotività del percorso. La prestazione è una parte integrante del programma formativo ma non deve neanche arrivare al 10% di quello che rappresenta la maratona. Altrimenti rischiamo solamente di farci del male».
Felici al traguardo di una maratona
La raccomandazione è chiara, non ci si può avvicinare a una gara così affascinante e complessa puntando alla prestazione, al “tempone” da record personale. Bisogna arrivare alla linea di arrivo felici di esserci arrivati, perché quel traguardo potrebbe anche essere mai tagliato. «Quando si partecipa a una maratona - afferma Nicoletta Tozzi, ex campionessa del mezzofondo, oggi mental coach - l’elemento essenziale non è quanto ci metterò, ma riuscire ad arrivare in fondo. Fondamentale è la persistenza, la determinazione nell’essere disposto a sopportare il carico di lavoro che correre 42 km richiede. Servono alcune caratteristiche mentali. C’è un aspetto che non va sottovalutato: iniziamo a percepire una fatica che porta tanti a mollare quando ancora abbiamo un 30-40% di energie. E questo è un dato scientifico, riportato in diversi studi. Quindi cos’è che fa la differenza? sfinito dopo aver percorso più di quaranta chilometri. E morì, la capacità di gestirla, di non mollare quando c’è ancora quel 30% che tu non sai di avere; un aspetto prettamente mentale che si può allenare con i dovuti accorgimenti».
Prestazione, determinazione, fatica, eppure, come confermano i numeri, molti giovani si stanno avvicinando alla maratona abbandonando o integrando l’attività al chiuso in palestra. La corsa è sempre più cool, ma attenzione: sbagliato fidarsi dei consigli di amici o dei soliti praticoni. E delle fake di molti pseudo esperti e influencer della distanza che nascono quotidianamente sui social media (strumenti virtuali invece utili per aggregarsi alle running crew più serie).
La maratona come fenomeno sociale
Attenzione anche a non cadere proprio nell’errore di voler pensare solo alla performance. «I giovani fisicati da palestra che sollevano pesi praticando CrossFit o calisthenics sono sicuramente più che adatti a poter correre lunghe distanze - puntualizza coach Giocondi -, ma non bisogna dimenticare che la maratona prevede un sistema energetico totalmente diverso». La corretta gestione del proprio equilibrio psicofisico non riguarda solamente le nuove generazioni di runner ma è la regola numero uno per chiunque voglia vivere l’emozione della maratona.
E qui entra in gioco l’esperienza e il pragmatismo del decano dei running coach, il prof. Fulvio Massini: «Desidero iniziare un percorso per correre la maratona? Prima di tutto devo capire se sono sano, non devo essere in sovrappeso e convincermi della necessità di allenarmi bene per una gara impegnativa come una 42K. Che non vuole dire dedicarsi solamente alla corsa, ma integrare con esercizi mirati per la forza, perché bisogna che articolazioni, muscoli e tendini siano preparati a sopportare un numero interminabile di passi. L’obiettivo? Non certo il tempo, ma arrivare fino in fondo e tagliare il traguardo, alternando, perché no, anche corsa e cammino. In questo modo tutti possono aspirare a diventare maratoneti».
delle fake di molti pseudo esperti e influencer della distanza, Pubblicità - Continua a leggere di seguito arriva da una ricerca pubblicata sul Journal of Science and Medicine in Sports in cui si sostiene che “sebbene la strategia combinata corsa/camminata non riduca il carico sul sistema cardiovascolare, consente ai maratoneti amatoriali di raggiungere tempi di arrivo simili alla sola corsa ma con minori disagi muscolari”. I sedentari e i runner alle prime armi sono avvisati, Maratona: i consigli del campione olimpico Bordin. «Da quando il running è diventato un fenomeno sociale - ci spiega Micaela Bonessi, ex atleta e running coach - la maratona è diventata un simbolo. Arrivano da me persone che da anni non hanno fatto altro che sport da divano e ti dicono che vogliono preparare una maratona in tre mesi. Di esempi così ne conosco parecchi».
Interessante notare come tutti gli esperti interpellati abbiano concordato sul fatto che uomini e donne si differenziano nel loro approccio alla maratona sostanzialmente per un unico aspetto: più istintivi (o testosteronici come li ha definiti scherzosamente Andrea Giocondi) i primi; più disciplinate e attente alla programmazione le future maratonete. «Le donne sono più disposte ad ascoltare il parere di qualcun altro - aggiunge Micaela Bonessi -, a non confrontarsi col primo che capita solo perché magari va qualche secondo più forte e a mettersi nelle mani di un allenatore».
Forse, dunque, non è casuale che la presenza femminile alla regina delle distanze continui a crescere (50% alla London Marathon, il 30% quest’anno a Roma, erano il 21% complessivamente nel 2024 in tutte le maratone italiane, fonte Fidal) e che anche nel mondo degli élite runner il gap fra le più forti specialiste e i colleghi maschi si stia sensibilmente riducendo.
Alla luce di quanto abbiamo appreso, all’unanimità da chi mastica e allena running quotidianamente arriva l’ultima raccomandazione, la più importante, che vale per tutti. La decisione di correre una maratona è cose da evitare quando finisci una maratona con consapevolezza e responsabilità, mettendo sempre al primo posto la propria salute. Più chiaro di così.