Si avvicinano le feste e anche il momento di concedersi qualche bicchiere in più.Se è noto che un buon bicchiere favorisce la sincerità all’interno di una discussione amichevole (“In vino veritas”, appunto), ci piacerebbe anche saperne di più sulle proprietà benefiche e sugli eventuali effetti sfavorevoli del vino come alimento, specie nella dieta del corridore (“de vino veritas”).
Troppi luoghi comuni e leggende lo dipingono spesso ora come taumaturgico, con doti terapeutiche paragonabili a quelle di un farmaco, ora come droga legalizzata con poteri negativi, addirittura drammatici. Fatta eccezione per gli estremismi poco scientifici, ormai da tempo si cerca, per fortuna, di far passare il messaggio che un moderato consumo di vino, possibilmente associato a un pasto equilibrato, possa non solo non essere dannoso, ma parte integrante di una dieta sana e adeguata, apportando potenziali benefici non solo al tono dell’umore.

Nella pratica quotidiana di cardiologo mi sento frequentemente chiedere come, quanto, quale e quando un paziente cardiopatico può assumere bevande alcoliche e se esiste un ruolo del vino nella cosiddetta prevenzione primaria, ovvero un potenziale effetto benefico nel proteggere il soggetto sano dalle patologie cardiovascolari.

Per cercare di fare un po’ di chiarezza in merito ho chiesto maggiori lumi a un esperto, il noto farmacologo Andrea Poli, direttore scientifico di La chiave per non ingrassare durante lestate.
Seguendo la traccia delle domande più spesso formulate dai runner e dagli sportivi in generale, grazie al professor Poli proveremo dunque a interpretare con occhio più critico e scientifico le molte informazioni spesso fuorvianti sul nettare di Bacco.

Qui di seguito le sue riflessioni che si basano su quanto la letteratura scientifica ha prodotto in merito, ben consapevoli che siamo ancora lontani dal possedere studi clinici randomizzati con grandi numeri che ci possano dare certezze.

Il consumo di vino è sempre vietato nell'alimentazione del runner?

    In una persona senza problemi di salute (come s’immagina sia uno sportivo attivo, seguito da un medico preparato), un consumo moderato di vino (ma in realtà, facendo attenzione alla quantità complessiva di alcool consumata, di qualunque bevanda alcolica) non ha controindicazioni specifiche. Così come per tutti, il vino (o un’altra bevanda alcolica) va consumato con cautela se si deve guidare, utilizzare macchine pericolose o se si ha una storia personale di abuso di alcol, presente o pregresso. In assenza di queste condizioni, il vino può essere tranquillamente considerato (e, se lo si desidera, incorporato) in una dieta equilibrata.

    Quanto vino può bere il runner?

    Per un uomo il limite del consumo moderato, da non superare, è fissato dalla maggior parte delle organizzazioni internazionali che si sono occupate dell’argomento a circa 40 grammi al giorno di alcool, pari a non più di tre bicchieri di vino; per le donne (il cui fegato ha una minore capacità di eliminare l’alcool) il limite è inferiore ed è fissato a circa 25 grammi al giorno, pari a non più di due bicchieri. Va ricordato che se si consumano altre fonti di alcool (birra o liquori), la dose di vino va proporzionalmente ridotta e che altri parametri, difficili da quantificare (massa grassa, abitudine al consumo di alcool, aspetti genetici) condizionano le risposte dell’organismo a queste dosi.

    Tra le bevande alcoliche sono d'obbligo distinguo di qualità e quantità?

    Ciò che è realmente importante è la quantità totale di alcool consumata in una giornata: è quindi necessario considerare, per le diverse bevande, la quantità dell’alcool stesso contenuta nella dose standard di consumo. Una lattina di birra, un bicchierino di un liquore, un bicchiere di vino, contengono in genere approssimativamente la stessa quantità di alcool, pari a circa 10-15 grammi di alcool: non a caso, nella letteratura scientifica queste quantità (definite “drink”) sono considerate sostituibili l’una con l’altra. I limiti prima ricordati (non più di 40 grammi di alcool al giorno per gli uomini e non più di 25 per le donne) diventano quindi non più di tre drink al giorno per i soggetti di sesso maschile e non più di due per i soggetti di sesso femminile.

    Esistono alcolici buoni e alcolici cattivi?

    Con le cautele prima ricordate, relative alla quantità di alcool totale contenuta, direi di no. Il contenuto in alcool di una bevanda, tra l’altro, non è difficile da calcolare: moltiplicando la gradazione alcolica per la quantità di liquido consumato si ottiene il volume di alcool in millilitri, e moltiplicando questo valore per 0,8 (il peso specifico approssimativo dell’alcool) si ottiene la quantità di alcool in grammi. Una dose media (400 ml) di una birra a 5 gradi (e quindi con il 5% di alcool) conterrà quindi 20 ml di alcool (400x5:100). Con il secondo calcolo possiamo stimare che 20 ml di alcool sono circa 16 grammi (20x0,8).

    Perché si dice che è meglio bere a stomaco pieno?

    Le bevande a maggiore gradazione alcolica (specie se consumate a stomaco vuoto) inducono un più rapido aumento della concentrazione di alcool nel sangue (tecnicamente la si definisce “alcolemia”); il consumo con il cibo, al contrario, rallenta l’assorbimento e quindi la salita dell’alcolemia stessa.

    Meglio il vino rosso o quello bianco? La birra chiara o la birra scura? Il vino giovane o invecchiato?

    Non abbiamo ancora parlato in realtà degli effetti benefici dell’alcool. Essi sono ben documentati per quanto riguarda il rischio di malattie cardiovascolari (specie l’infarto miocardico o l’ictus), che si riducono del 30% circa tra i consumatori di 1–3 drink al giorno. L’effetto protettivo sembra dovuto alla quantità di alcool (etanolo) consumata, e non è quindi differente per il vino (bianco o rosso), la birra (chiara o scura), i vari tipi di liquori (sempre a parità, s’intende, di alcool consumato). Tra i consumatori si osserva anche una riduzione del rischio di diventare, nel tempo, diabetici (una condizione patologica purtroppo ormai molto diffusa nella popolazione adulta e anziana). Alcuni studi suggeriscono che anche il rischio di osteoporosi (e quindi di fratture) si possa ridurre, e forse anche quello d’incorrere in alcuni tipi di demenza senile. Come si vede, si tratta di patologie tipiche dell’età adulta o avanzata: chi consuma alcool in età giovanile deve quindi tenere presente che i vantaggi di tale uso moderato si potranno manifestare dopo molto tempo (anche decine di anni). Un approccio inappropriato, al contrario (consumo eccessivo, ubriacature, assunzione smodata prima di guidare ecc.), comporta danni immediati.

    Quali sono le virtù del vino rosso?

    Alcuni studi (condotti specie in Francia) hanno ipotizzato che i benefici del vino rosso siano almeno in parte dovuti alla presenza di sostanze (nel vino rosso stesso) dotate di azione antiossidante e quindi in grado di neutralizzare i danni da “radicali liberi”. Tra queste la più nota e citata è il resveratrolo, una sostanza che la vite produce come difesa dall’attacco di parassiti alla pianta e che si trova quindi in concentrazioni maggiori, in genere, nei vini di qualità non eccellente. Sostanze con attività antiossidante si trovano, seppur a concentrazioni molto più basse, anche nella birra (specie scura). La letteratura scientifica, tuttavia, ritiene che il reale effetto protettivo di questi composti sia, al più, molto piccolo: qualunque bevanda alcolica, a dosi adeguate, svolge analoghi effetti biologici.

    Va anche detto che la letteratura scientifica non ritiene corretto, per vari ed intuibili motivi, che si proponga a una persona astemia di bere alcool per capitalizzare questi effetti sulla salute: la scelta di bere deve essere personale e basata su una decisione che sia consapevole sia dei rischi e sia dei possibili benefici, ma non è certamente un intervento di prevenzione di specifiche malattie.

    È dannoso assumere bevande alcoliche prima di allenamenti o gare?

    Durante un’attività fisica intensa, e ancor più durante una gara, è saggio che l’alcolemia sia uguale a zero. Il consumo di alcool (vino, birra, amari o liquori che sia) dev’essere quindi adeguatamente distanziato dall’attività sportiva. Anche perché l’alcool, a basse dosi, ha un certo effetto ansiolitico e disinibente, ed è noto che un atleta, in tali condizioni, può avere una falsa impressione di “star bene”, ma le sue prestazioni saranno certamente al di sotto dei propri limiti.

    La birra all'arrivo di una maratona va considerata una trasgressione o ha un suo valore nutrizionale?

    Per i motivi prima ricordati, vedo bene – per chi lo desideri – una birra dopo l’arrivo. In gara la eviterei.

    Come posso quantificare l'apporto calorico di una bevanda alcolica?

    Il punto di partenza è la stima del contenuto in grammi di alcool della bevanda alcolica che si ha di fronte (si veda, al proposito, il conteggio proposto nella risposta relativa agli alcolici “buoni” o “cattivi”). Va poi tenuto conto che l’alcool fornisce 7 Kcal per grammo ed il conto è presto fatto. Un drink da 13 grammi di alcool fornisce quindi circa 90 Kcal, e tre drink circa 270, che vanno conteggiate nel proprio “bilancio energetico”. Questo apporto calorico è probabilmente poco rilevante in chi pratichi regolarmente un’attività sportiva, ma in una persona sedentaria può far “saltare” l’equilibrio. Tuttavia, curiosamente, le persone che consumano un drink al giorno di una bevanda alcolica hanno in media un indice di massa corporea (il ben noto BMI) inferiore rispetto a quello degli astemi. Qualche aspetto metabolico dell’alcool, quindi, ancora ci sfugge.