Mattia Furlani Runner colpito allocchio da un uovo lanciato da unauto, ha vinto l’oro nel salto in lungo con un balzo da 8,39 metri, nuovo primato personale, diventando il più giovane campione del mondo di sempre nella sua disciplina.
Vent’anni, un cuore che trasuda emozione e che ha fatto emozionare l’Italia intera; gambe cariche di sogni. Il salto decisivo è arrivato al quinto tentativo, quando dopo momenti di incertezza (salti nulli, la tensione che cresceva, la classifica che oscillava) Mattia ha trovato ritmo, equilibrio, fiducia.
La storia dell'atleta azzuro, sostenuto da adidas, è una di quelle storie che non possono non appassionare. Per la sua giovane età, certo. Ma anche per il talento limpido e raro. E poi c'è il contesto familiare e sportivo che sta accompagnando la sua crescita agonistica e il suo ingresso nel mondo degli adulti. Sua madre, Kathy Seck, ex velocista e ora allenatrice, che lo ha guidato con freddezza e sostegno; suo padre, la sorella, la fidanzata, il suo team: tutti nel coro che ha accompagnato ogni suo salto, ogni sua rincorsa.
Mattia Furlani, il gesto atletico più bello di questi mondiali?
Quella rincorsa così ampia e fluida, a più di 38 chilometri orari; quel salto che lo ha proiettato a una altezza massima di 1,85 metri per farlo cadere ben 8 metri e 39 centimetri più in là regalando a lui e all’Italia intera un oro magnifico. Momenti che ricorderemo a lungo.
Mattia Furlani, l'intervista al nuovo Re mondiale del salto in lungo
Abbiamo incontrato, se pure a distanza, Mattia nella adidas Hospitality di Tokyo, dove il giorno dopo la vittoria è stato celebrato dallo sponsor e dagli amici. Ecco cosa ci ha detto.
Mattia, innanzitutto complimenti, sei campione del mondo, 8.39 è il tuo nuovo primato personale. Come hai vissuto mentalmente questo momento, soprattutto nel quinto salto che ti ha portato alla vittoria?
È un mix di emozioni, perché sono entrato in pedana determinato, consapevole di quello che potevo fare, che poteva essere una serata magica. Ho iniziato un po’ con timore, però poi sono riuscito a distendermi sempre meglio durante la gara.
Hai una rincorsa bellissima dal punto di vista tecnico, su cosa hai lavorato nel corso dell'ultimo anno?
Abbiamo lavorato tantissimo anche sulla biomeccanica, soprattutto sulla rincorsa. Abbiamo aggiunto due passi che in una disciplina come l'atletica e soprattutto il salto in lungo è tantissimo. Piano piano, gara dopo gara, ho la consapevolezza di acquisire padronanza di questi due passi e questo mi sta dando una mano. Ne stiamo vedendo i frutti.
Sei il primo italiano a vincere il titolo mondiale outdoor nel salto in lungo e anche il più giovane a farlo. Questo doppio primato è un onore, ma anche una responsabilità, come lo vivi?
È una bella responsabilità perché comunque adesso sono un uomo da battere. Sono diventato la preda e non più il cacciatore e quindi sicuramente dovrò essere più veloce di tutti gli altri cacciatori.
Negli ultimi anni la tua crescita è stata rapidissima. C'è un segreto particolare in questo tuo successo?
Non c’è un segreto particolare. Secondo me la serenità che abbiamo creato io nel mio contesto. Sicuramente quella, la mia stabilità.
A proposito di quello che ci sta intorno la tua mamma velocista, tuo padre, era altista, tutta la famiglia è di sportivi. Quanto pensi che questa eredità atletica e il loro coinvolgimento ti abbiano dato vantaggi tecnici?
eh tantissimo, vantaggi tecnici altissimi. Anche perché, essendo del settore del mestiere, hanno saputo come farmi migliorare sempre di più, sia a livello fisico che tecnico. Loro sono stati appunto fondamentali per la mia crescita.
Guardando la gara di oggi ci sono stati momenti in cui gli avversari più attesi non sono stati al loro livello. Cosa hai pensato in quel momento e come hai trovato concentrazione e sicurezza?
Ma in realtà non ho pensato particolarmente a niente, ma per il semplice fatto che ero più focalizzato sulla mia gara, perché sapevo che tanto se non avesse saltato il favorito avrebbe saltato sicuramente qualche altro outsider. Avrei dovuto rimanere concentrato nel fare la mia gara e così è stato ed è stato Un risultato, appunto, preso con le forze.
Hai mai pensato a quale può essere il tuo limite?
Ci ho sempre pensato un po’, però chi lo sa. Io non mi pongo limiti e sicuramente cercheremo in futuro di atterrare sempre più in là.
Pensi che il record del mondo di Mike Powell fatto proprio a Tokyo e vecchio di 34 anni, possa essere battuto?
Beh, sicuramente il record è fatto per essere battuto. Non so se sono il predestinato ad atterrare sui nove perché comunque atterrare sui nove metri è un qualcosa di fantascientifico e affascinante. Però chi lo sa… Noi lavoriamo per questo, lavoriamo senza crearci limiti e magari in futuro si può sognare addirittura di avvicinarci se non superare queste misure.
Infine, che messaggio vuoi dare ai giovani che iniziano ora che non hanno supporto e magari provengono da piccoli centri che sognano come te ma non conoscono bene cosa serve per arrivare ai massimi livelli?
Beh, sicuramente di investire nei propri progetti se hanno l’opportunità. Anche di crearsi delle opportunità e credere nei propri sogni. Perché comunque anch'io sono partito da centri completamente vuoti fino a trasferirmi a Rieti in un contesto molto più stimolante. Qui ho costruito l'opportunità di essere l’atleta che sono oggi. Perché ho dato vita a un contesto bellissimo e sono arrivato ai risultati di oggi.